martedì 29 luglio 2008

DAY 11, Lunedì 28 luglio: Alla scoperta di Babbo Natale

Le operazioni di sveglia oggi procedono a rilento, complice il jet-lag non ancora smaltito e la tenda montata non proprio in maniera accademica la sera precedente. Nonostante questi piccoli intoppi, alle 9 in punto ci presentiamo baldanzosi alle porte del villaggio di Babbo Natale, pronti ad abbassare l'età media dei presenti. Il villaggio è costituito da una moltitudine di negozi di souvenir (da cui probabilmente si serve lo stesso Babbo), ma il clou è la casa del simpatico vecchietto. Qui è possibile, dopo aver attraversato il suo laboratorio fra gli elfi saltellanti, essere ricevuti (proprio una sorta di udienza...) da Santa Claus in persona. Potevamo esimerci da tale onore ? No. Così attraversiamo anche noi il laboratorio ed alla fine eccolo lì in persona, nella sua stanza tutta agghindata pronto a dispensare grassi sorrisi. Per informazione, Babbo Natale parla un discreto italiano, tifa Ferrari e Valentino Rossi, conosce tutte le province di Lombardia e Piemonte, ed è informatissimo su calciopoli... Dopo una stretta di mano e la foto di rito scattata chiaramente dall'elfo fotografo, possiamo continuare la visita nei dintorni. Proprio all'interno del Villaggio di Babbo Natale passa il Circolo Polare Artico, il cui parallelo è ben evidenziato a terra, e come non scattare una foto a cavallo del Circolo Polare ? Inflazionata ma sempre di grande effetto...
Conclusa la nostra visita al Villaggio e ai milioni di souvenirs nei dintorni, possiamo rimetterci in marcia, sostando di nuovo a Rovaniemi Downtown. Oggi la città sembra essere un po' più viva di ieri sera, anche se le attrazioni rimangono sempre quelle. Prima visitiamo la cattedrale, poi passiamo biblioteca, municipio e teatro della città, opere dell'irreprensibile maestro architetto finlandese Alvar Aalto, poi ci ributtiamo fra le vie del centro alla ricerca di un posto per sfamarci. Fra centri commerciali e affini, alla fine optiamo per un ricco buffet di insalate, pizze, lasagne, polpette e chi più ne ha più ne metta, invitati dalla gentile cassiera con laconico “You can eat all you want”. Pranzo non di certo tipico ma validissimo.
Riempita la pancia, di nuovo in marcia; continuiamo a scendere verso il confine svedese, situato nella ridente città di Tornio. Questa città sorge esattamente sul confine. Ciò vuol dire che una parte è finlandese, una parte svedese (Happaranda); ciò vuol dire che spostandosi di un metro cambia orario, lingua, valuta e stato. Difficile la vita per i Torniesi... La certezza di essere in Svezia si ha vedendo l'enorme centro Ikea piazzato pochi metri dopo il confine, come a simbolo nel nazionalismo svedese. Passando in Svezia l'ambiente sembra subito diverso, in particolare meno freddo e maggiormente fornito di fanciulle di bella presenza. Continuiamo per gli ultimi 120 Km. della giornata fino a giungere a Lulea. Prima di approdare alla città, sostiamo a Gammelstad, antico borgo nato intorno alla vecchia cattedrale e in gran parte ancora conservato come un tempo. Passeggiamo fra le vecchie case in un silenzio e una pace assoluta, prima di completare la tappa di oggi giungendo a Lulea.
Lulea è una graziosa città che sorge quasi all'apice del Golfo di Botnia, in una bella posizione bagnata dalle acque. Cosa non così scontata a queste latitudini, Lulea sembra essere attraversata da un po di vita...con la gente che scorrazza per le vie pedonali del centro, le sue casette colorate baciate dal sole, il suo allegro porticciolo e i suoi rilassanti parchi. Un posto veramente piacevole. Ci facciamo trasportare da questa frizzantezza e anche noi passeggiamo fra le vie del centro e fra i verdi e fioriti parchi, dopo un paio di giorni di generale mortorio finlandese finalmente un po di vita...!! Dopo aver vagato per la città, salutiamo Lulea e cerchiamo un posto dove piantare casa per la notte; ritorniamo verso Gammelstad, dove un piccolo boschetto sembra fare al caso nostro. Per cena scende in campo l'incontrastato re della tavola, ormai un po' stufoso ma sempre attuale. In più stasera la cena è impreziosita da degli ottimi biscotti tipicamente finlandesi, “importati” nei giorni precedenti. Nuovamente frastornati dal continuo cambio di fuso, ci ritiriamo prima del previsto, nell'attesa della festosa giornata di domani.

Quesito del giorno: cosa accomuna le ragazze svedesi e norvegesi, e assolutamente manca in quelle finlandesi, tanto da farle sembrare tutte figlie dei Tokio Hotel ?!?

DAY 10, Domenica 27 luglio: Beati tra le renne

Il risveglio procede un po' a rilento questa mattina, complice un materasso particolarmente comodo che proprio non vuole saperne di lasciarci alzare. Nonostante questo, riusciamo a metterci in marcia verso Inari, situata sull'omonimo lago, prima tappa della giornata. Il primo tratto di strada sembra conciliare il sonno, essendo totalmente dritto e con continui saliscendi, come a volerci cullare. Strenuamente però resistiamo alla tentazione di cadere nuovmente fra le braccia di Morfeo e giungiamo a destinazione. A Inari visitiamo il Siida Museum che racconta usi e costumi della vita Sami e delle difficoltà che sono costretti a superare passando la loro vita in queste terre piuttosto ostili. Dopo la visita del museo si è fatta l'ora di pranzo, così approfittiamo del ristorante all'interno del museo stesso per consumare il nostro lounas, una sorta di buffet che si usa a pranzo da queste parti. Nel posto scelto, oggi consiste in un buffet di insalate e pasta, e stufato di renna, il tutto accompagnato da acqua, caffè o succo di fragola...autoctono e niente male. Con la pancia piena, possiamo rimetterci in viaggio. Anche oggi abbiamo parecchi chilometri da percorrere, e ci troviamo di fronte un paesaggio totalmente diverso da quello a cui eravamo abituati nei giorni passati; montagne e fiordi lasciano spazio ad immense foreste di pini e abeti e a laghi che si perdono a vista d'occhio, mentre è sempre più facile trovare numerose renne che attraversano la strada nei luoghi più improbabili. Attraversando questi paesaggi, giungiamo prima ad Ivalo, dove facciamo scorta di cibo per la serata (ancora salmone, ormai Re incontrastato della nostra tavola) e da Ivalo in poi 160 Km di nulla (tranne le solite renne, sia chiaro...) fino a Sodankyla. Qua ci concediamo una piccola sosta per ammirare l'antica chiesa totalmente in legno, anch'essa unica superstite degli incendi successivi alla Seconda Guerra mondiale, e una pittoresca statua raffigurante, guarda un po', una renna intenta in un deciso corpo a corpo con un uomo Sami. Decisamente folkloristica.
Siccome è ancora abbastanza presto, decidiamo di arrivare questa sera a Rovaniemi, di visitarla domani in mattinata e di ripartire poi verso la Svezia. Nella nostra marcia di avvicinamento c'è tempo per una sosta per la merenda (il chilo di marmellata inizia lentamente a diminuire,,,) e per una sosta ad una piccola festa/mercato Sami, una sorta di Festa dell'Unità lappone, con salmone invece che salamelle ma con la stessa atmosfera.
Rovaniemi ci accoglie un po' desolatamente in questa serata di domenica. Probabilmente i giovani sono tutti a casa a riprendersi dopo i bagordi del weekend, così passeggiando per le vie del centro non c'è certo da sgomitare. Visto che siamo arrivati in città, decidiamo di conservare il re della tavola per domani, e ceniamo in un pub consigliato dalla nostra quasi infallibile guida, dove ci sfamiamo ancora con dell'ottima renna, ben migliore di quella del pranzo, e con sottofondo dal vivo di un terribile karaoke finlandese. Dopo cena riproviamo a fare quattro passi per il centro (anche perché dopo buona parte della giornata passata in macchina le gambe hanno bisogno di muoversi), ma la situazione non è molto migliorata rispetto a qualche ora prima. Dopo un paio di “vasche” salutiamo la città fino a domattina, e iniziamo la ricerca di un posto dove piazzare la tenda. Purtroppo nei dintorni di Rovaniemi non è così facile trovare uno spazio fra i fitti boschi, così dobbiamo fare qualche deviazione a vuoto prima di trovare l'angolino giusto. E anche oggi cala il sipario.

Pensiero del giorno: il famoso trattato della Seconda Guerra Mondiale venne firmato a Yalta (Unione Sovietica), non ad Alta (Norvegia) come mi ero convinto da qualche giorno. Beata ignoranza.

DAY 9, Sabato 26 luglio: I semi dei Sami

La notte trascorsa nel parcheggio di Nordkapp non è delle più agevoli; il vento soffia imperterrito tanto da far continuamente ondeggiare la macchina per tutta la notte, e al nostro fianco sembrava di avere un paio di pinguini, anche loro col cappotto. Doppia maglietta, felpa, pile e sacco a pelo sono appena sufficienti a permettere di dormire, alimentati dalla speranza di trovare al risveglio un panorama che valga questa piccola sofferenza. Al risveglio, 6°C e qualcosa sembra intravedersi sotto i soliti nuvoloni. Attendiamo l'apertura del centro commerciale prevista per le 9, dopodiché possiamo scendere dalla macchina. Per prima cosa scopriamo che il centro apre alle 11 e non alle 9 (chissà perché ci eravamo fissati questa cosa...), così non potendo fare una sosta al caldo, usciamo subito sulla falesia. Rispetto alla sera precedente effettivamente qualcosa si riesce a vedere, anche se non molto, ma c'è di buono che non c'è la ressa di turisti della sera precedente. Scattiamo qualche foto appena in tempo prima che le nuvole tornino ad occupare il paesaggio, e ormai possiamo, non senza qualche rammarico, lasciare il punto più a Nord del nostro viaggio e iniziare la fase discendente. La discesa ripercorre almeno inizialmente il percorso dell'andata, riattraversando tutta l'isola di Mageroya (oggi attenzione ai branchi di renne che spesso si parano nel bel mezzo della strada, d'altronde siamo sempre a casa loro !!!) ed arrivando nuovamente ad Honningsvag. Qui facciamo una piccola sosta per la colazione di rito (qualcosa di caldo dopo la notte ci vuole) e per una breve visita alla chiesa della cittadina, unica costruzione resistita ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Dopo questa piccola parentesi culturale torniamo in marcia, continuando ad allontanarci dal Nord; anche oggi la strada non offre numerose “tentazioni”, solo qualche piccola spiaggia di sabbia bianchissima si apre di tanto in tanto ed è una scusa per una breve sosta, e fino a Lakselv proseguiamo piuttosto filati. Qui ci fermiamo per il pranzo (anche oggi corroborante insalatona dell'ormai affezionato supermercato ICA, dopo aver provato invano a farci cucinare delle polpette direttamente al supermercato...), facciamo qualche provvista (uno strano barattolo di yogurt da 1 kg, che tra l'altro non era neanche nel banco frigo...) e ripartiamo poco dopo visto che la cittadina è anche qua animata dalla solita smania norvegese per il commercio. Da Lakselv, una settantina di chilometri ci separano da Karasjok, ultimo borgo norvegese dal nome “russeggiante” prima delle frontiera finlandese. A Karasjok ci imbattiamo nella cultura Sami, visitando il “Sapmi Park”. Questo parco presenta prima un breve filmato sulla storia del popolo Sami e delle sue origini, poi una simpatica signorina agghindata in abiti tradizionali ci guida attraverso una ricostruzione delle diverse parti di un villaggio, con tanto di prova di lancio del lazo. Riempiti anche da questa badilata di cultura autoctona, ci si presenta l'annoso dilemma di come trascorrere la notte: varcare il confine e spostarsi in Finlandia, o restare ancora per una notte in terra di Norvegia...? Poiché non troviamo una sistemazione che ci aggrada da questa parte del confine, decidiamo di salutare per ora il popolo norvegese e lanciarci alla scoperta del territorio finnico, percorrendo i pochi chilometri che ci separano dal confine (che corre nel bel mezzo del fiume Teno) ed arrivando al minuscolo villaggio di Karingasniemi. Qui puntiamo dritti e decisi al campeggio Tenorinne, quasi sul confine e sulle rive del fiume Teno. Per la notte ci sistemiamo in un grazioso bungalow (stanotte cuscino e materasso), ma soprattutto possiamo concederci una rigenerante e abbondante doccia, e inoltre questa sera cuciniamo noi, essendo il campeggio dotato di cucina. Il menù prevede bisteccazze e wurstel, il tutto innaffiato da un'ottima birra Koff e una birra Sininen, tipicamente finlandesi (col ritorno all'euro anche i prezzi degli alcolici tornano abbordabili). Dopo cena ci ritiriamo nella nostra casetta per gustarci lo yogurt comprato nel pomeriggio e scopriamo che i dubbi nutriti sulla natura dello yogurt erano più che fondati: si tratta infatti di 1 kg di marmellata di fragole, per carità buonissima, ma non era certo quello che ci aspettavamo; poco male, abbiamo trovato approvvigionamento per le prossime colazioni/merende. In ogni caso la cena cucinata con le nostre stesse mani riporta un po' in alto il morale dopo la delusione consumata sul Grande Capo, prima di proseguire l'indomani alla scoperta della Lapponia finlandese.

Quesito del giorno: ma visto che in Finlandia le lancette dell'orologio sono spostate avanti di un'ora rispetto alla Norvegia, tecnicamente si parla di Sole di Mezzanotte...o Sole dell'una ?!?

DAY 8, Venerdì 25 luglio: Capo Nord? Capo-retto...

Il risveglio arriva morbido quest'oggi, complice l'ottima sistemazione trovata per la notte, senz'altro più comoda che la macchina. Ripieghiamo casa e ci mettiamo in marcia, portandoci subito verso il “centro” di Alta per fare provviste per la giornata. Da quà all'arrivo infatti non troveremo granché, quindi è cosa saggia premunirsi: biscotti, yogurt, ormai immancabile salmone, pane e insalatina possono essere sufficienti per trascorrere la giornata. Dopo aver fatto provviste, ci diamo la carica con la solita nutriente colazione (quest'oggi addirittura arricchita con un bel muffin) e si parte. Per una novantina di Km si sale senza incontrare anima viva; siamo lontani dalla costa, e intorno a noi solamente “alberi tristi” ci fanno compagnia. A Skaidi lasciamo alla nostra sinistra la deviazione per Hammerfest e proseguiamo sulla E6, che presto diventerà E69. Torniamo a costeggiare il fiordo nella nostra marcia di avvicinamento all'isola di Mageroya, che raggiungiamo attraversando un tunnel che porta fino a 200 metri sotto il livello del mare (e tanto ingegno civile viene fatto pagare, e neanche bruscolini...). Entrati nell'isola di Mageroya, i paesaggi cambiano bruscamente. Prima la strada è intagliata direttamente nella montagna che scende a picco sul mare, poi si aprono ampi spazi verdi dove è facile vedere qualche renna fare capolino ai lati della carreggiata o consumare il suo pasto poco distante, poi ancora si apre qualche piccola insenatura di spiaggia bianchissima e un mare incredibilmente limpido e azzurro fà capolino... In questo susseguirsi di paesaggi, sotto un cielo nuvoloso ma che non ci fà comunque disperare, giungiamo ad Honningsvàg, ultimo centro prima dell'agognata falesia. Qui facciamo una passeggiata lungo il porticciolo e lungo la via del centro, e consumiamo il nostro pranzo sulle panchine che abbondano qui come in ogni località norvegese. Ripartiamo da Honningvàg baldanzosi per percorrere gli ultimi 35 Km, ed appena tornati sulla strada principale, ecco che le cose iniziano a cambiare. Cambiano i paesaggi intorno a noi, che ormai sono solamente ampi spazi verdi e rocciosi, e soprattutto cambia il tempo; una fitta pioggerellina inizia a scendere, il vento fischia sempre più forte e soprattutto le nuvole si addensano sempre più. In men che non si dica sembra di essere nella più classica nebbia pavese di inizio novembre, con visibilità a 50 metri scarsi. Percorriamo in questo ambiente quasi apocalittico gli ultimi chilometri, rinunciando per forza di cose alla passeggiata che poteva portarci verso il Knivskjelodden (vero punto più a Nord dell'Europa continentale), e senza quasi rendercene conto arriviamo alla meta, avendo macinato dal nostro punto di partenza la bellezza di 2566 km. Altro biglietto d'ingresso (già, si paga anche per arrivare in capo al continente...se vogliamo vedere il lato positivo siamo riusciti a far credere di essere studenti, quindi abbiamo risparmiato un po'), e presi un po' dallo sconforto scendiamo dalla macchina, subito investiti da pioggia e vento, guardandoci intorno smarriti per capire come muoverci nella nebbia. Lo scenario purtroppo è ben diverso da quello che avremmo sperato di trovare: non si vede a 10 metri, piove e il vento soffia tagliente come una lama. Facciamo un primo giro sulla falesia e scattiamo qualche foto giusto per rendere ai posteri l'idea di quello che ci troviamo davanti, poi ahinoi rientriamo nel triste centro commerciale che fà da cornice a questo spettacolo naturale. Negozi di souvenirs, bar, ristornati popolano quello che è un centro commerciale in piena regola anche qua, ai confini della terraferma. Cerchiamo come possibile di passare il tempo, nella speranza che il meteo cambi; ci ritiriamo per un po' in macchina a rifocillarci con yogurt e biscotti, e poco dopo il nostro ritorno sulla falesia qualcosa sembra per un attimo cambiare. Le nuvole iniziano ad aprirsi, si riesce addirittura a vedere il mare davanti a noi, così come la terra circostante...allora qualcosa dietro le nuvole esiste davvero...!! Approfittiamo di questo momento di grazia per scattare qualche foto un po' più sensata, e ci ritiriamo in macchina per consumare la nostra frugale cena a base di pane, companatico e l'ormai immancabile salmone, speranzosi che nel frattempo le nuvole di diradino definitivamente. Purtroppo però il nostro desiderio non viene accontentato, e le nuvole invece che diradarsi tornano a farsi fitte, col risultato che la visibilità è ancora vicina allo zero tondo, il tutto sempre contornato da vento e pioggia. Non ci resta che tirar tardi per questa sera, fra continui vai e vieni per il centro commerciale, attendere di vedere la “nebbia di mezzanotte” e documentare con tanto di filmato autentico questo momento (insieme a orde inferocite di turisti mordi e fuggi, che alle 23 in punto sbarcano da decine e decine di pullman che provenienti da chissàdove), passare la notte nel nostro monolocale appartato nel parcheggio insieme a camperisti che adottano la nostra stessa tecnica (ok, probabilmente stando un po' più comodi) e sperare che domattina la situazione sia un po' migliorata. Ma soprattutto, non ci resta che sperare di riuscire a dormire in questa landa in cui il freddo la fà da padrone.

venerdì 25 luglio 2008

DAY 7, Giovedì 24 luglio: Scorre piano la statale E6

La notte trascorre tranquilla, ed anche le operazioni di riassestamento del mezzo per passare dalla fase “notte” a quella “giorno” vengono ormai sbrigate con una certa facilità. Dalle alture torniamo in città, e la troviamo subito più frizzante di come l'avevamo lasciata la sera precedente. Come prima cosa ci rechiamo al benzinaio di turno per consumare il nostro cappuccino di rito, dopodiché possiamo lanciarci nella “movida” cittadina. Per prima vediamo la Domkirke, poi passeggiamo su e giù fra la Storgata, con le sue antiche case colorate, ed il porto; la città oggi è decisamente più animata, con il suo vivo mercato nella piazza sul porto, e con un po' di gente in giro. Dopo aver preso parte anche noi a questa frizzantezza, scegliamo il supermercato di turno dove cacciare il pranzo; essendoci stufati per oggi di polpette e salmone, optiamo per una salutare insalata, che consumeremo strada facendo. Prima di metterci in viaggio, visitiamo la Cattedrale Artica di Tromso, posta sull'isola difronte a quella principale, da cui si gode di una bella vista sul porto e sulla città di Tromso. La Cattedrale Artica colpisce più dall'esterno per la sua imponenza e per le sue forme quantomeno insolite, piuttosto che per gli interni piuttosto spogli, che rendono però effettivamente l'idea di “artico”.
Dopo quest'ultima visita, ci mettiamo in moto nella nostra marcia di avvicinamento verso Nord; oggi non abbiamo grandi tappe in programma, ma solo chilometri da macinare per arrivare in serata ad Alta. La strada fra Tromso ed Alta effettivamente non offre granché di indimenticabile; una bella vista sui fiordi che si susseguono, alternata a paesaggi alpini quando ci si sposta più nell'entroterra e la strada inizia a salire (in realtà poche centinaia di metri, ma il paesaggio è da Passo Pordoi). Il contatto con la gente è veramente minimo, e limitato ai pochi e ridotti villaggi che si incontrano (dove non mancano però benzinaio e supermercato) o ai Sami (siamo infatti entrati nella Lapponia norvegese) che vendono pelli e corna di renna nelle piazzole lungo la strada. Se non altro oggi il tempo è clemente, e la pioggia ha lasciato posto addirittura a qualche spiraglio di sole.
Chilometro dopo chilometro arriviamo ad Alta, dove subito visitiamo il museo, rinomato per racchiudere un'enorme quantità di incisioni rupestri. Dopo la visita al museo, si è fatta ora di cena, così ci lanciamo nel centro della città. Prima di tutto è necessario trovare il centro (Alta si divide in due parti, una detta centro, e una detta Alta alta, che per noi fa effettivamente un po ridere...). Giungiamo in quello che è il centro, e troviamo la solita miriade di supermercati, centri commerciali e benzinai ad accoglierci, ma vista l'ora (addirittura le 20...) non molta gente in giro. Puntiamo dritti e decisi verso il posto prescelto per la cena, ma anche se ha dell'incredibile anche questa volta non esiste più. Il terrore traspare dagli occhi dell'affamato Luco, visto che ci rendiamo conto che la “città” (12000 abitanti, ma che a queste latitudini equivalgono a una metropoli) si sta sempre più fantasmizzando. L'unica scelta possibile è l'irreprensibile “Dolly Dimple's Pizza” (una sorta di supertarocco di Pizza Hut), dove l'equivalente di morbidi 44 euri ci mangiamo due pizze non di certo DOC ma che almeno ci sfamano. Riempita la pancia, proviamo a buttarci nella movida di Alta, ma ci rendiamo conto che non esiste, per cui ci mettiamo alla ricerca di uno spiazzo dove piantare la tenda, visto che finalmente il meteo oggi ce lo permette. Usciamo un poco dalla città e dopo qualche giro a vuoto ci sistemiamo su una collinetta con bella vista sul fiordo e terreno morbido, cosa chiedere di più...?
Domani gli ultimi 250 Km ci aspettano prima di approdare al Grande Nord.

DAY 6, Mercoledì 23 luglio: Io so tutto sui gamberetti

La sistemazione notturna nella configurazione a due camere singole (uno nel baule e uno sul sedile anteriore) è assolutamente migliore che quella “matrimoniale” (entrambi nel bagagliaio), per cui si preferirà assolutamente anche per le notti successive. Partenza dai dintorni di Narvik e sosta al primo benzinaio per il meritato cappuccino della colazione; con la pancia piena e più soddisfatti possiamo partire per davvero. Visto che la E6 verso Tromso non presente nulla di entusiasmante, decidiamo di seguire un percorso un po' naif; all'altezza di Lavangen deviamo verso Finsness, punto di accesso dell'isola di Senja. A Finsness tappa cibo, ormai nel nostro fidato supermercato, dove oggi lo chef consiglia polpette di carne e polpette di pesce: aggiudicate. Raccogliamo qualche informazione sul percorso da seguire da una informatrice piuttosto alternativa ed iniziamo ad addentrarci sull'isola. Nostra meta è il villaggio di Gryllefjord, e per raggiungerlo dobbiamo attraversare tutti i 60 Km dell'isola. L'isola racchiude in se le caratteristiche sia delle Lofoten che delle Vesteralen: monti scoscesi che cadono a picco nei fiordi lasciano spazio a più o meno ampie vallate, o a ripide salite fra stretti tornanti immersi fra le nuvole. In mezzo a questo susseguirsi di paesaggi, prima di arrivare a destinazione sostiamo per il pranzo su uno dei numerosi tavolini sulle rive di un placido fiume (momento di poesia...), e con la pancia piena torniamo in marcia. Il villaggio di Grillefyord in se non ha molto da offire: una manciata di casette fra la montagna e il mare, bambini festosi che ci salutano sorridenti e forse stupiti di vedere facce nuove spingersi fin qui...ma i paesaggi attraversati per raggiungere questo angolo di mondo valgono senza dubbio la pena. Per il ritorno decidiamo di non fare la stessa strada, ma di costeggiare tutta la costa settentrionale dell'isola fino a Botnhamn, dove traghetteremo a Brensholmen e da cui raggiungeremo Tromso. Il tratto costiero dell'isola di Senja, complice anche qualche raggio di sole che ogni tanto fa capolino fra la nuvole piovose, regala degli scenari incredibili da pensare a queste latitudini: cielo di un azzurro impensabile dalle nostre parti che si riflette nei numerosi fiordi, colorandoli di un azzurro altrettanto intenso che fa pensare veramente di trovarsi in qualche atollo polinesiano. Meno male che la pioggia non smette di ricordarci dove ci troviamo in realtà. Unici tratti un po' inquietanti sono i tunnel che incontriamo su queste strade diroccate: sono parecchio grezzi e non uniformi, infatti ci sono rientranze, pietre sporgenti che invadono la carreggiata, il tutto in un ambiente cupo e inilluminabile (neppure con gli abbaglianti del nostro potente ronzinante). In mezzo a questi vari scenari raggiungiamo Botnhamn con un'ora di anticipo rispetto alla partenza del traghetto, così ne approfittiamo per passeggiare per il paesello (anche questo composto da quattro case, un supermercato e addirittura neanche un benzinaio...!!) prima di essere traghettati a Brenshjolmen. Da qui, ancora una cinquantina di Km ci separano da Tromso, tutti sotto un'incessante pioggia che ci fa ahimè anche oggi desistere dalla possibilità di piantare la tenda, visto che il terreno norvegese è ormai trasformato in una palude. Per raggiungere la città passiamo attraverso un nuovo tunnel che ci ha fatto rimanere strabiliati: oltre al fatto che finalmente sembrava di essere tornati nel mondo civilizzato, con tunnel uniformi e apparentemente sicuri, la cosa che ci ha lasciato senza parole è stata la presenza di rotonde all'interno del tunnel (sono troppo avanti questi norvegesi). Tromso è presentata come la più frizzante città del nord della Norvegia...peccato che tutta questa sua effervescenza sia dovuta alla presenza di un'importante sede universitaria, per cui a luglio inoltrato si presenta più come una Ferrarelle un po sgasata. Poco male, appena arrivati in città puntiamo dritto alla nostra prima scelta per la cena...ma il locale è deserto (nel vero senso della parola...locale aperto...ma nessuno di nessuno dentro, nemmeno il gestore!). Passiamo alla seconda scelta...ma all'indirizzo non troviamo un ristorante... Al terzo colpo riusciamo a trovare quello che cerchiamo, e ci rifocilliamo con un buon piatto di Bacalao, seguito da una badilata di gamberetti... Visto che notoriamente da queste parti i gamberetti si trovano con una discreta facilità, assumono un po il ruolo che da noi hanno le patatine... Al pub si ordina una pinta, e da stuzzicare una badilata di gamberetti. Noi volevamo sentirci molto autoctoni, ma siamo riusciti a stufarci di vedere gamberetti da quanti ne abbiamo mangiati... Con lo stomaco pieno, facciamo ancora quattro passi per le vie del centro, ma visto che iniziamo a sentirci come due particelle di sodio decidiamo di ritirarci e rimandare la visita a domani mattina.
Per la serata scegliamo un tranquillo angolino sulle colline della città, ed il nostro ormai fidato monolocale. Nei prossimi giorni ci aspettano gli ultimi 700 Km che ci separano dal grande Capo, e in mezzo le attrazioni non sono così abbondanti...

DAY 5, Martedì 22 luglio: Di nuovo coi piedi per terra

Dopo una placida e beata dormita (il comfort di un materasso e un cuscino si apprezza soprattutto quando manca da qualche giorno...), ci lanciamo verso Svolvaer, benché la guida dica che non c'è granché da vedere. Vero, solo Luco si fa tentare dale leccornie di una panetteria, che ci regala l'ennesima colazione da nababbbi: da oggi taglio alle spese sulle colazioni. Cerchiamo disperatamente qualcosa che valga la pena di essere fotografato per la cittadina, ma solo qualche angolo del porticciolo sembra essere adatto, per cui senza perdere troppo tempo ci mettiamo in moto. Oggi abbandoniamo le isole Lofoten e ci spostiamo sulle “sorelle”, le isole Vesteralen. Gli spostamenti oggi sono piuttosto lunghi, ma permettono comunque di ammirare il paesaggio circostante, nonostante oggi siamo immersi nelle nuvole e nella pioggia come il peggiore dei tapponi Dolomitici. Verso l'ora di pranzo giungiamo a Sortland, principale villaggio dell'isola di Langoy, dove cerchiamo di procacciarci il pranzo. Come tradizione norvegese, anche qui i supermercati abbondano, e riusciamo a trovare agilmente qualcosa che soddisfi le nostre papille; in pieno stile “Norway Take Away” pranziamo con delle ottime polpette di carne appena cucinate. Opzione da tenere presente anche per i prossimi giorni. Con lo stomaco pieno ripartiamo alla scoperta dell'isola di Langoy, passando da Myre e spingendosi fino a Nyxsund, un piccolo paesello di pescatori (non più di una decina di case) che da città fantasma sta piano piano riprendendo vita grazie alla volontà di un gruppo di volontari che col sudore della fronte sta recuperando quello che resta degli antichi fasti. Il paese è raggiungibile tramite una strada sterrata dove numerose pecore fanno compagnia ai lati della strada (e spesso non solo ai lati...), ed è pittorescamente arroccato ai margini dell'isola, in una posizione da cartolina e fortunatamente ancora lontano dalla grande massa turistica. Dopo questa sosta, giriamo il nostro fido ronzinante e ripercorriamo la strada nuovamente fino a Sortland, costeggiando il fiordo la cui acqua oggi pomeriggio risplende di un colore azzurro che sembra di essere al mare dei Caraibi....purtroppo per per rendersi conto di essere sopra al Cirolo Polare basta mettere il naso fuori dalla macchina, oggi 10° scarsi. Il nostro riavvicinamento alla terra ferma proosegue passando per Lodingen, sull'isola di Hinnoya, dove le poche attrazioni sono costituite dal porticciolo e dal faro sovrastante. Inoltre, essendo le 17 passate, il paese è morto e deserto... Poco male, avanti ancora con la cavalcata verso Nord, abbandonando le isole Vesteralen per ritornare sulla terra ferma ed iniziare a guardarci in giro alla caccia di un posto per la cena. Purtroppo i pochi paeselli che si incontrano lungo la strada non hanno niente da offire, così nonostante l'ora tarda per li orari di cena norvegesi decidiamo di spingerci fino a Narvik. Come volevasi dimostrare, vista l'ora non troviamo nulla che possa fare al caso nostro (a parte un paio di ristoranti italiani che evitiamo a prescindere e un chiosco di dubbia moralità sulla piazza centrale), così anche stasera saccheggiamo un supermercato. E siccome siamo molto attenti (?!?) ad una dieta equilibrata, stasera pesce...da consumare assolutamente nel nostro fido monolocale, che ci ospiterà anche per la notte. Domani continua la scalata al grande Nord.

Pensiero della sera: perché tutti i ristoranti italiani incontrati fin'ora vantano fra le specialità, oltre alle immancabili pizza e pasta, anche il kebab...?

DAY 4, Lunedì 21 luglio: Via col vento.

La notte è come se non fosse passata: il traghetto che doveva originariamente partire alle 00.45 in realtà partirà con più di due ore di ritardo, il che ci vale quattro ore e mezza di smaronaento sulla banchina del porto. Se non altro partecipiamo al tramonto che non c'è, assistendo al sole che si nasconde dietro le colline per neanche un'ora prima di tornare a fare capolino.
Una volta a bordo ci sistemiamo come meglio possiamo, ed in un paio d'ore sbarchiamo a Moskenes, nella parte meridionale delle isole Lofoten. Rintronati come non mai (o forse come sempre...) cerchiamo un angolo dove concederci ancora un paio d'ore di sonno, prima di iniziare la giornata per davvero.
Al “risveglio” ci accoglie uno splendido sole, così non perdiamo tempo e ci dirigiamo subito verso il minuscolo villaggio di Å, costituito da una manciata di vecchie casette rosse dei pescatori di merluzzo, conservate come un tempo ed ora utilizzate come alloggi per turisti. Dopo aver passeggiato con tranquillità per le viuzze dei paesello, dove il tempo sembra veramente essersi fermato, ci rendiamo conto che uno dei due viggiatori (Luco per la precisione) è ancora fra le braccia di Morfeo così la successiva tappa ha lo scopo di svegliare la compagine, quindi colazione... Solo che in questi luoghi ameni non è conosciuto il caffè, quindi ci dobbiamo accontentare di un salutare succo d'arancia... Ritemprati anche nel corpo continuiamo la marcia che ci porterà a risalire le isole Lofoten da sud verso nord. Tutta la strada è un susseguirsi di scorci imperdibili che necessitano di essere immortalati, così la marcia procede lentamente fino a Reine dove ad attenderci c'è un vento che sembra d'essere a Trireste, e che ci accompagnerà fedelmente per tutta la giornata. Come per la maggior parte dei piccoli paesi delle Lofoten, anche a Reine la fibrillante vita di paese è concentrata tutta intorno al porto (con annesso l'immancabile benzinaio, ufficio postale, banca e contorni vari...). Il tempo di unirci alla fibrillazione e poi di nuovo on the road. Fra saliscendi continui e su strade contese fra i fiordi da una parte e da scosese pareti dall'altra, arriviamo a Sakrisoy dove si dice si nasconda un rinomato mercato del pesce....come non approfittarne...? Entriamo titubati, ma Luco non ha dubbi: oggi finalmente Moby Dick entrerà nel suo panino... E così è...usciamo con due freschi panini che consumiamo poco dopo ammirando il panorama sempre incantevole; Moby sembra non essere così male, e nonostante una sorta di “timore riverenziale” nei suoi confronti, si fa mangiare volentieri.
Fra continue soste per non perdere ogni angolo nascosto (splendida la spiaggia di Ramberg, fatta di spiaggia bianchissima e mare cristallino...come la Sardegna ma senza Briatore, senza yacht e con 20 gradi di meno...) ci addentriamo in un altro antico villaggio di pescatori di merluzzo, quello di Nosfjord, Qui la pesca è praticata tutt'ora, ed è incredibile vedere la quantità di baccalà accatastati ormai essiccati...quanto è incredibile immaginare l'odore che emanano... Il vento comincia a farsi insopportabile in questo paesino proteso verso il fiordo, così torniamo in marcia e con uno degli ormai usuali ponti ad arcata incredibilmente alta (chi mi sa dire perché vince un merluzzo...) approdiamo alla terza delle isole Lofoten, e alla cittadina di Leknes. Qui ci fermiamo non perché ci sia nulla di particolare ed imperdibile, ma piuttosto perché è l'ora della merenda. La città infatti vanta un miriade di supermercati e centri commerciali rispetto all'esiguo numero di abitanti (cominciamo a pensare che fare la spesa sia una delle maggiori attività di interesse e divertimento per i norvegesi), per cui ce ne andiamo il prima possibile, rituffandoci fra gli scenari da sogno che si affacciano lungo la strada costiera che ci porta a Stamsund. Sarà la stanchezza che ormai inizia a farsi sentire, oppure sarà che anche qui a parte il porto non è che la vita pulluli, ma la sosta è brevissima. Risalendo per tornare sulla strada principale ci imbattiamo in una bucolica spiaggietta antistante una piccola chiesa isolata...uno scenario di quelli che si pensa esistano solo nelle cartoline...
Ormai i morsi della fame iniziano a farsi sentire, così decidiamo appena possibile di deviare verso Henningsvaer (citata dalle guide come la “Venezia del Grande Nord”...con notevole eccesso di generosità) per cercare quello che fa al caso nostro. Purtroppo quello che fa al caso nostro non c'è, e l'unico ristorante della città ci sembra decisamente fuori portata. Poco male, perché ci basta proseguire per qualche chilometro verso Kabelvag dove un simpatico pub sulla piazza può fornirci quello che cerchiamo: un abbondante piatto di “seafood” come si deve, servito da un simpatico gestore. Molto bene, con la pancia piena è più facile ragionare, e visto il vento che continua a soffiare senza tregua decidiamo che stanotte non piantiamo i picchetti ma ci concediamo il lusso di un letto (e di una doccia, che, dopo 4 giorni, può anche starci...). Visto che Kabelvag è ormai il deserto, ci spingiamo fino a Svolvaer dove senza troppa fatica troviamo una sistemazione dignitosa (benché si trovi in un capannone all'interno del mercato del pesce e le folate di vento risuonino al suo interno...). Ne approfittiamo anche per farci la barba (dopo 4 giorni cominciava a essere fastidiosa), ma questo luogo non è ancora stato raggiunto dall'invenzione dello specchio, né in camera né in bagno; quindi ci arrangiamo come meglio possiamo e ci rasiamo alla cieca (sperimo in bene)... Una volta sistemati i bagagli e fatta la doccia, decidiamo di goderci il meritato riposo (finalmente in un letto serio) immersi nell'”aroma” di pesce della nostra sistemazione.

DAY 3, Domenica 20 luglio: E' un paese per vecchi

La notte in tenda è trascorsa in maniera dignitosa, rovinata solo dalla visita di qualche volatile che ha provocato un risveglio anticipato e lasciato anche un più o meno piacevole ricordo. Dopo aver adempito all'igiene personale minima richiesta dalla comune convivenza, mettiamo ronzinante al galoppo, e costeggiando il fiordo per una mezz'ora raggiungiamo Fauske, cittadina famosa per delle cave di marmo e prima tappa della giornata. Facciamo colazione in una delle numerose stazioni di servizio e ci lanciamo alla scoperta della cittadina. Sarà che non è Hollywood, sarà che à domenica, ma anche qua ad accoglierci non troviamo il sindaco e la banda, ma il deserto; i posti pù frequentati sembrano essere le stazioni di servizio, a quanto pare veri e propri luoghi di ritrovo e fulcro della vita norvegese. E purtroppo capiremo che durante la domenica (speriamo sia solo la domenica) i popoli nordici amano la vita piuttosto tranquilla... Passeggiamo su e giù per la strada principale e per la piazza, e non trovando granché che attiri la nostra attenzione, ricominciamo l'avvicinamento al grande Nord. Prima di giungere a Bodo, principale centro del Nordland, facciamo una deviazione per assistere a quello che presentato come un imperdibile spettacolo della natura. Presso il piccolo centro di Saltstraumen l'alzarsi e l'abbassarsi delle maree crea dei vortici impressionanti, e la massa d'acqua penetra ribollendo in una stretta gola. Purtroppo non arriviamo durante il momento di massima “potenza”, ma in tempo per ammirare il fenomeno. Riempiti dallo spettacolo, torniamo in carreggiata verso Bodo, dove giungiamo nel primo pomeriggio. Anche qui, per mantenere la tradizione di popolo tranquillo, niente fuochi d'artificio al nostro arrivo. Poco importa: gambe in spalla, e fra balle di fieno rotolanti come nella miglior tradizione western scopriamo la città. La nostra avventura parte dal porticciolo turistico per poi addentrarsi verso il centro: dopo 2 minuti ci rendiamo conto di essere già nella piazza principale, ma soprattutto ci accorgiamo che, essendo domenica, è tutto chiuso... Nessun negozio, nessun ristorante, nessuno dei 3 o 4 centri commerciali è aperto, così dopo aver consumato un panino in riva al porto, ci dirigiamo verso la più isolata Boden Kirken, chiesetta anonima ma circondata da molto verde, e ci accomodiamo all'ombra di un albero per una classicissima pennichella. Riprese le forze torniamo verso il centro, ed essendo ormai ora tarda per cenare (in effetti sono appena passate le 18...) cerchiamo disperatamente una fonte di cibo: questo è chiuso, quello costa troppo, quell'altro è indicato sulle guide ma ormai non esiste più... Morale ci ritroviamo in un Kafè a consumare un pasto normalissimo, e ci rendiamo conto di quanto questa civiltà non sia avvezza ai turisti: è stata un'impresa trovare un menù in inglese (l'unico presente consiste in un cartone con un collage della traduzione dal norvegese della lista, usato da cuoco). Compiuta anche questa pratica ci gustiamo un cappuccio da asporto sul porto in attesa che sia ora di dirigerci al traghetto per le Lofoten (che partirà alle 00.45).

Pensiero della sera: la popolazione femminile autoctona ha una loquacità inversamente proporzionale alla bombolosità (intesa come insieme di aspetto, tonnellaggio e volume).

DAY 2, Sabato 19 lugio: Napapijri

Dopo un risveglio tutto sommato agevole, e dopo avere “rassettato casa”, ci mettiamo in marcia alla vota di Mosjoen. Arrivati a destinazione, passeggiamo lungo la Sjogata (antico borgo di antiche case sul lungofiume, testimone del tempo che fu), e ci guardiamo in giro per trovare un posto per la colazione: il nulla. Gira e rigira, incappiamo in un locale gestito da una giovane pulzella di bella presenza, dove possiamo placare la nostra fame. Visto che la cittadina tarda il suo risveglio, ci rimettiamo in carreggiata alla volta di Mo I Rana, terza città del Nordland che sorge lambita dall'acqua dei fiordi. Qui consumiamo l'ormai tradizionale pranzo a base di pane e salmone, direttamente sul porticciolo (dove si affaccia un'enorme statua che ricorda tanto un'omino del calciobalilla...ah, l'ermetismo scultoreo norvegese) e passeggiamo fra le colorate casette lungo il porto e all'interno del paese. Da Mo I Rana ci si dirige poi verso il poco distante Ghiacciaio Svartisen. Per raggiungerlo un arzillo vecchietto effettua un servizio di traghetto per traversare il piccolo lago alle pendici del ghiacciaio, e da qui in circa 45 minuti di camminata fra fiumiciattoli e laghetti lungo l'antica morena si arriva ai piedi del maestoso ghiacciaio. Ritorniamo per la stessa via, e si prosegue...
Siccome l'ora di cena si avvicina (anche se per noi sarebbe l'ora della merenda), questa volta non ci facciamo cogliere impreparati ed iniziamo a guardarci in giro; peccato che le scelte non siano molte, visto che la strada che corre verso il grande Nord non ha molto da offrire fra le tappe principali, e la prossima è a 180 Km... Per fortuna ogni tanto si incontra qualche paesello (4 case di numero), ed in uno di questi ci fermiamo al Kafe (un po' l'equivalente dei nostri bar di paese, che qui servono anche pranzo e cena) a rifocillarci. Considerando la vita del luogo, siamo gli unici clienti, e per questa sera decidiamo di lanciarci su delle tipiche “Kjottkaker”, delle polpette con un nome ben più complicato accompagnate da patate, crema di piselli e immancabile marmellata...abbinamento opinabile. Pancia piena, e di nuovo in moto verso il Circolo Polare Artico. Ci si rende conto di esserci vicini perchè la vegetazione quasi d'improvviso scompare, e il fitto verde lascia spazio ad paesaggio quasi lunare, fino ad arrivare al tanto agoniato parallelo. Breve sosta per le foto di rito, e torniamo in carreggiata, con l'idea di iniziare a guardarci in giro alla ricerca di un giaciglio dove poter piantare la tenda. Nel frattempo proseguiamo verso Fauske, costeggiando lo Skjerstafjorden fra paesaggi bucolici; ci fermiamo in una ridente cittadina (Rognan) nella speranza di trovare un po' di vita, ma come al solito i paesi sono deserti... In compenso troviamo una superkitch sirenetta di legno posta su un palo in mezzo al porto (la famosissima sirenetta di Rognan). Dopo questo interessante episodio ci rimettiamo in marcia fino al raggiungimento di quello che ci può andare bene per la notte: ambiente tranquillo e rilassato, vista mare, libero subito. Aggiudicato.

DAY 1, Venerdì 18 luglio: Piove...senti come piove.

Partenza da Pavia morbidi morbidi alle 4.15 on taxi Goose, e in sole sette ore ci troviamo catapultati all'inizio dell'avventura. Recuperati i bagagli, recuperato ronzinante (Toyota Prius ibridissima, speriamo ci faccia risparmiare un po' così il nostro budget si può impennare)...ad accoglierci non c'è la banda del paese ma una pallosissima pioggia che ci accompagnerà per tutta a giornata; no problem, possiamo metterci in moto...ma per dove...?!? Luco alla navigazione indica la rotta verso nord, ed imbocchiamo la E6 che ci guiderà chilometro dopo chilometro e giorno dopo giorno verso Nordkapp.
La prima tappa è a Stiklestad, anonimo villaggio che ospita la ricostruzione di un'importante battaglia per il popolo norvegese...un po' meno per noi, che non ci soffermiamo piu' di tanto...
Proseguiamo evitando la strada principale e addentrandoci alla ricerca di scenari che catturino la nostra attenzione, fino a giungere a Bòla, sulle rive del Lago Snasavatnet, dove si possono ammirare antiche incisioni rupestri risalenti a più di 5000 anni fà. E' ormai pomeriggio inoltrato, e i morsi della fame iniziano a fari sentire...così ci muniamo di moneta norvegese e ci prepariamo a saccheggiare il primo supermercato in cui ci imbattiamo. Il bottino è costituito da un bel tozzo di pane e dell'ottimo salmone, che ci aiutano a calmare il borbottio del nostro stomaco in attesa dell'ora di cena...che per i norvgesi è non dopo le 18...!! Essendo in questi orari più preparati all'Happy Hour che non alla minestra della nonna...cerchiamo di tirare tardi...col risultato che la cena viene consumata con un untissimo hamburger in un locale di terza categoria...appunto da tenere presente per i prossimi giorni...;-)
Dopo la cena ci rimettiamo in macchina, e proseguiamo ancora lungo la E6 fra noiosi saliscendi e paesaggi a tratti monotoni fino ai pressi di Mojenes, dove dopo 350 e più chilometri decidiamo di "accamparci" per la notte...Peccato che le condizioni climatiche ci abbiano permesso solo di trasformare il nostro ronzinante in un “comodo” loft... Tutto sommato però anche il buon lungo Luco è riuscito a sdraiarsi completamente, i miracoli della tecnoloia giapponese...E questo è solo l'inizio....